Le quattro poesie su Lisbona

Le quattro poesie su Lisbona (giugno 2019)

ripropongo (dopo tutti questi morti che non camminano) e per la prima volta nel blog riunite, queste quattro impressioni su Lisbona, perché effettivamente corpo unico e particolarmente sentito
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(sette giornate di sole con un vento costante e freddo dal mare, tagliente come una lama lucente ed affilata… noi c’aspettavamo l’estate ed una malinconica parte di fado)

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a praça do comércio
si vede l’oceano
sferzato dal vento gelido
sotto l’arco di trionfo
pietra bianca
come marmo di carrara.
c’è un zigano
con la faccia dipinta
di bianco e un giovane
con la barba ed una gamba
deforme -sembra un sacco
di patate, un zampone
di maiale gigante.
l’oceano è una lama
seghettata d’azzurro
e ha visto grandi esploratori
veleggiare ai confini.
oggi il mondo è così piccolo.
oggi il mondo è tanto banale.

*

LISBOA II

nella pancia della città congelata
oceano d’olio indifferente
sobbolle la metro ed il palazzo
trema, controllato terremoto
vibra il letto, il mobile fa tic stac cic.
qui nella via celata ai turisti
fronteggiano i poveri cristi
come possono la notte-
uno coll’amico s’incazza
di mezzo c’è una donna
(come sempre parrebbe)
per qualche ora calma piatta
una sirena, un clacson, una blatta
poi suona la campana otto volte
la colazione è servita.
la mattina s’ingrossano incattiviti
come un fiume in piena
coi sacchetti della spesa
i diperati soli derelitti.
la gente dormiva e sognava
ma ora ci si sveglia
incominciata è di nuovo una pena.

*

CASTELLO MORESCO

saliti sul colle alberato
del castello di são jorge
bagnati avevamo il fiatone
da giù non sembrava
una sudata missione.
la curiosità era tutta
per strette vie cinte
d’appartamenti piccini
scalette impervie, maioliche
e lustrini per la festa
di santo antonio
ovunque pastellerie
e ristorantini -l’odore
forte delle sardinhas grigliate
sposate al sale grosso
l’aroma delicato del baccalhau
morbido e polposo, patate
dolci. a metà strada
la fame era già tanta
la cima ferma attendeva
ma un vin tinto no.
il turista capitolava.

*

LISBONA

c’è freddo a lisbona
non si sente il fado
solo musica americana
la vecchia vestita di bianco
vive nel sottotetto
un’antenna storta, un comignolo ammaccato
2 fili tirati di lindo profumato bucato
il vento gelido è una lama d’acciaio
temperato -taglia le carni
giunge alle ossa
e al posto del midollo
ci mette il ghiaccio.
fa così freddo a lisbona
non si sente il fado.

Parole, parole, parole: