cibato di parole

vorrei smettere di scrivermi
scaricare la mia angoscia
nella fattura degli origami
nello scambio epistolare
o nel giardinaggio -bulbi
e margotte. acuta nausea
delle parole, eiaculate
per rapido dimenticarsene
e assopirsi nel sospiro
delle vocali e consonanti
gomitoli dissonanti
o melense furor di popolo.
il regno non è splendido
come avevano promesso
e la natura s’abbuia
in costanti nuvole
a tratti raggi di sole
riflessi amatoriali.
incavati gli occhi
cedono alle lacrime.
scavati i desideri
fuliggine di serie.

Parole, parole, parole: