sempre aperta la fabbrica
primavera estate autunno inverno
quattro stagioni di produzione
per un mondo in cui il lavoro
non conviene. la fabbrica
è la chiesa dei poveri nuovi
grandi rosoni fumosi
ventole e comignoli laici
non c’è più fuliggine da perdonare
si sfrutta in eleganza ora
e sangue freddo: se ci sono
i sindacati non servono
quando non ci sono
vengono a tesserarti
col sorriso mellifluo
e gli occhi del politico.
inerme l`operaio
bisognerebbe tornare
alla terra ma non ce n’è più
neanche di quella:
si son comprati tutto
persino ciò che d’intimo e leale
nella nostra testa sopravviveva.

Parole, parole, parole: