Mese: marzo 2014
nostro inverno
difetti in buona fede
piedi larghi, dermatiti, pancetta
(gli piace tanto il buon cibo)
dilaniato povero me
oggi sono dilaniato tra il pensiero
rivolto alla rosa in giardino
e a ciò che penso in salotto
di me stesso, strafatto di pollini
e nostalgia. senza occupazione
e distratto dalla gazza barbina sfido le mani
al prossimo intarsio, c’è così tanto
divario fra il mondo e l’unico personaggio
che conosco a fondo. colui che fa come il salmone
rimane marmo, imperterrito eterno
sfiamma, luccica ed il sublime accarezza.
noia tutto resto, anche qui
senza sbattimenti e varie ed inermi.
augurio estivo
s’intreccia una freccia
un’altra dietro questa
fine che non finisce
dolore che sfinisce
.
ho pensato alla pace eterna
come ad una chimera
ruota deludente
logica svilente
.
ora che mi sono tolto le scarpe
ed i calzini umidi
mi sono ricordato che non c’è scadenza
continuandola la vita
allungherai la sua
quel tanto che basta
per non vergognartene.
susseguirsi
memorizzo la forma, i colori dei fiori
è inverno, non c’è spazio per la frenesia della vitalità-
nella stagione fredda i fiori sono la mia vigorosa stufa a carbone.
confermo e riconfermo i petali, uno ad uno, come scrigni
annuisco divertito al polline fresco, dolce
che mi scava idee nella testa fredda, umida.
senza fiori come farei a passare vivo l’inverno?
memorizzo quest’esplosione di vita consegnata alle api zampillanti
con idee fredde, febbricitanti, non c’è via d’uscita:
segue sempre alla deflagrazione un silenzio assordante.