come

questa città
che è poi un paesone
e tutti si conoscono
e nessuno sa chi sei
questa città di ricchi compagni
e quaquaraquà
sputa sentenze
con le tasche piene
e gli affitti esosi
di chi lesse Marx
e hai i figli che pippano
nei bagni dei pub.
io scapperei se la fantasia
fosse potere e non avessi
una madre di là dalla strada
contadina operaia colf
sempre più saggia
sempre più vecchia
come me.

come una torcia

nel pomeriggio acceso come una torcia
me ne sto tranquillo ad osservare le cose
avvamparsi di luce e d’improvviso
provo pietà per gli uomini operai
trasportatori meccanici elettricisti muratori
costretti a lavorare per non sembrare morti
per costruirsi il trampolino dal quale poi
sono esclusi. m’illudo poi di vedere meglio
come un telescopio al contrario
ma vedo i visi deformati e mostruosi
come polistirolo sciolto dalla benzina
si erge nella piazza una scultura
di cui non comprendo lineamenti e scopi.

seduto come un buddha

seduto come un buddha
disilluso e non chiamatemi
oracolo perché posso insegnare
solo a me stesso e ad un pezzo
di carta viva. alla fuga del cielo
al silenzio dei piani inabitati.
in ascolto: Shostakovich
fuga numero sei e contrappunto
sole deciso e voci lontane
un eco di vita. emancipato
orgoglioso e solo: accarezzo
le idee come gatti e scanso
la noia con altri vissuti. pasteggio.
i vissuti sono come illusioni
come un film più o meno
avvincente. io sono vincente
se osservo da lontano
socchiudo gli occhi
esco a coltivare il sole
a masticare la follia.

come e quando

come il sole mostra le cose
come la luce non incide il corpo
come il buio ha chiesto il perdono
come l’erba cresce ancora

ci sono tante cose da scoprire
ed altre da celare sotto la promessa.
quando l’azzurro cielo
torna dopo la pioggia.

Come l`erba

Come l’erba sotto al piede fletti
non demordere, al pianeta legati
sotto la suola inclinati e rinvieni
dopo scollinando e rifondati:
sei parte d’immagine e tutto
ma sei singolo e potente luce
nella diffusa bruma che alluma.
Fai come il mantice che compresso
si prepara alla potente nota.
Arrota lo stelo e tendi. Suona
l`armonia che riluce ed il soliloquio
che atterra. Sferra. Rispetta
ed incuti.

come si scrive una poesia oggi (senza foto sexy)

Ho la sigaretta in mano
oggi ci siamo lasciati
per ricominciare. Eppure
il giorno era luminoso
eppoi tu hai il mio sorriso
che col buio non si vede.
Io ricomincerei anche senza te
ma attorno al mio ombelico
non hai importanza
se non tieni i miei sogni
a bagno come una pianta
avrò bisogno dei tuoi nei.
Se son rose fioriranno
salice piangente, una all’anno.

una donna bella come un quadro

una bella donna è il sole
a mezzanotte
è l’oscurità alle dieci del mattino
quando sei al lavoro
qualcosa ti vuol dare
ma non sai accettare e non puoi
una bella donna è l’acqua santa
del non credente
è un pacchetto di sigarette
per il non fumatore
è il cielo che ti sorride
è la vanità della luce
è un viso picassiano
una venere del Botticelli
un collo alla Modì
è il caffé buono
con la crema
e lo zucchero
che scende piano e dolce
una bella donna è il pianto
i denti digrignanti e la pazienza
una colonna di stoviglie sudicie
un vestito da sera elegante
un anello una cena rose rosse
una bella donna non è la festa della donna
una bella donna è un figlio che corre per casa
una bella donna può essere tutto e niente
se è tutto
è la tua condanna a morte
se è niente
vuol dire che sei già morto e sepolto.

come sta?

il paese non sta tanto bene
i giovani che studiano
se ne vanno, non tornano:
gustano la civiltà ed un buon
stipendio, cosa vogliono di più
se non su tutto quello:
farsi apprezzare, contare
l’indispensabile minimo
per non cadere nell’oblio
del tempo, che del talento
ne vede sino allo svenimento
ma anche dell’oblio lo svilimento
errando nel buio del non senso.

come sono

sono come sono

come il cielo

la camera da letto

il dentifricio,

niente rimpianti.

non perfetto

e non mi puoi cambiare

forse scalfire

come succede alla dura pietra

plasmata dalle atmosfere

della terra anziana.

rassegnati e amami

e sopportami:

sono idea e suo contrario

nella mano o il nostro futuro

ed il trascorso

come la pergamena canto

distinguo come nel rifiuto.

blindati come acquari

ma con un cielo di stelle.

flessibili come binari.

fallibili come infanti

tutti, tutti quanti.

la poesia cresce come il mare

la poesia non serve a nulla
come l’architettura del Borromini
le teste del Medardo,
la pittura nera di Goya.
il poeta è superfluo
inconcludente, imparziale, neutrale
abbellisce il giardino
come i nani, ed il giardino è già bello. il poeta
è una dieta.
il poeta crede in sé
il lettore nel reddito
nel calcio
nell’alcool.
il poeta è asincrono
sincopato
deteinato decaffeinato.
qual’è quella bellezza
che dovrebbe salvarci?
la bellezza del suono della parola?
il timbro? il segreto?
quale significato recondito?

mansueto come una tigre affamata

non c’è un più
togli piuttosto come nell’ultimo Buonarroti
è il non finito che ispira il segreto
che traccia l’orgoglio latente
la massima serale, la magia.
dal cappello esce il trucco bello
come la strafiga la sera con gli amici
tutto tacchi, ombretto, capelli
e profumo numero cinque
e profumo e profumo
solo quello:
esclusivo come la prima scopata
ma assolutamente risaputo.
gira che ti rigira
la giornata durerà 24 ore
minuto più minuto meno
la rivoluzione sarà fatta
tra trecento
sessanta
cinque,

punto.

come la poesia

che cos’è questa cosa che chiamano

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numeri come gioielli

i numeri non salgono in alto per vederci
di più e meglio di ciò che saremmo
i numeri sparigliano, concludono
sono memoria di un passato futuro
che non ci ritrova, senza memoria.

come la cipolla

slancio abbisogna di rincorsa

se hai paura delle altezze

certo non puoi saltando

dimenticarti del grave-

le bassezze son così numerose

che il fiato sfiata, l’ugola si morde.

si vive come la cipolla:

unica efficace finzione

prima dell’estrema unzione

vestirsi rivestirsi avvinghiarsi

per non raffreddarsi, a strati.

borghesi piccoli piccoli

mi leggi nel pensiero,

tu sorridente,

nei vuoi trarre il siero

tra mentite spoglie

ed il faceto, io serio serio

maniacodepressivo

come un cero.

chiamarti ingegno

senza sdegno

tra i panni sbucati

lindi e gli scranni

invertiti, sul tavolo

candeline, puliti.

sobrio come il tuono

ed il cielo diviene
un gelato grigio
indistinte nuvole
silenti, perlacee. melassa
involuta -gomitolo avviluppato.
poi cerulea. alla finestra.
quindi stracciatella
stellata, millantata
romanticheria depredata.
col capo reggo tutta
una serra avversa,
un’idea talmente
diversa, che…
vieni al largo
della mia terra
fulmine a cercarmi:
m’ avvincerai tremendo,
io solo, con un diavolo
per capello.