la quintessenza della felicità sono nella fanciullezza
le attese sotto l’albero natalizio ed il latte nel biberon caldo
e l’inconsapevolezza. la creatura instaura un rapporto vocale
si smarrisce: la nostalgia del vivere autentico per sempre perduta
nel tergiversare delle convenzioni, tumori d’un sano organismo.
Mese: dicembre 2015
testosterone
nella notte scava il pensiero ed il ricordo.
il giorno non schiarirà, è possibile.
allora ci sarà l’azione ed il tormento fisico:
il tremore dei muscoli nell’accettazione di sé.
chiacchiericcio bestiale
mai così tanti cellulari, computer, palmari
mai così tante inutili parole abbandonate a se stesse
come bimbi alla porta urlanti e sgraziati (scherzetto o scherzetto?)
preferisco il silenzio, preferisco l’intimo sgusciato cuore.
malcelato ogni sentire se troppe astrusità lo vanno a tornire.
parsimonia di giubilo
dietro la luce c’è condanna
dietro al pulsare c’è arrendevolezza
piano piano piano si leva e si giunge
quando non c’è più sole
ma comunque ad una struttura che sia.
trepidante disattesa
non mi chiami mai per un motivo pratico
soltanto per mancanza. mancanza di idee e spirito
e qualche goccia di nostalgia. ma la goccia
evapora ed esala: condensa diviene
e tutte le mosse lì, caotiche sul vetro
ma invisibili le nebbie, ruotano su se stesse.
candida animosità
l’anima candida scade
come il burro nel frigo
ma mai e poi mai si getta:
men che meno si rigetta: l’anima
è fiaccola e deambula:
cosa farebbe luce nell’osceno
peccato? se non ci fosse
davvero avremmo poi significato?
nessuno dei due ha senso
così siamo privati del consenso
spariamo a raffica senza permesso
il fosco gesto dell’ossesso.
brezza
tendenzialmente sono buono
anche se a volte sono indifferente
disattento al colore ed ai sottovasi.
la pianta sovrasta sempre e fiorisce magari
ma profonde e solide le radici
debbono ascoltare il vento
e mai ritrarsi.
toccami piano piano
toccami piano con le labbra
soprattutto pensami come idea
senza trucco. non c`è miglior essenza
come quella indescrivibile e anche palese:
con rughe, macchie e naturalmente
abrasioni.
bimbo bello
il bimbo starnutisce senza la mano davanti alla bocca umida
è tutto nuovo il suo sentire
è re di tutta l’esistenza
fa cervello e cuore.
diavolo d’una natura:
sembra tutto così semplice.
parsifal
dietro lo specchio un viso
dietro il viso uno strano interludio:
lo spettacolo tace e urla
non c’è tonalità: la tonica è dominata
la dominante anch’essa.
c’è chiarore solo all’alba e nei vespri:
ci camminiamo sopra come spettri.
trallallero
lo status nella modernità
è ben più importante dello stato:
così pistole, bullismo, fascismo
prevaricazione, sono nuova modernizzazione
mentre l’ eccesso di partecipazione
è mera illusione, carota per l’asino disinformato
o pre infornato nella Nato.
ogni cosa ha la sua nemesi nell’antitesi
e qui se la sono già comprata la tesi
con la democrazia vuota
come una teoria idiota.
dove te ne vai?
per sempre non si ripete
la fiamma, termina il combustibile
o il comburente: sfacciata solitudine dell’eterno
non mi comprendi. come l’amaro
dopo un incredibile pasto lussurioso
vivrà di me solo un ricordo, forse.
o l’idea di quello, in un ricciolo
del figlio o nella perdizione
della luce sghemba tra le tenere verdi
del quadrifoglio e nella postura lenta
di una roccia debole e casereccia. franano le eterne
cimata l’illusione, tutto termina
come questo verso senza punto
accogliermi
scrivo poesie (peccato grave)
soprattutto quando l’oscurità s’impossessa della bocca
e non resta che masticare il vuoto.
invece di giorno sono rispettabile: faccio l’operaio dalle nove alle diciotto
un’ora di pausa pranzo e nessuna soddisfazione
lo faccio per pagare le bollette e definirmi persona rispettabile
buon contribuente, onesto, mansueto, desueto.
sono diventato padre per scriverne e mi sono accorto
che la solitudine non fa poi così male e che ogni tipo di classificazione
è energia sprecata, disincanto di un’ugola stonata e apprensione.
scrivo con le mani callose e lo spirito pesante sulla schiena:
quello che mi chiede di spingermi ancora più dentro
a testa bassa, reni crepate e doloranti
e tutto il sorriso dolce delle persone buone,
o che sembrano: la sincerità paga, stringe i denti, marcia.
sono figlio dei miei tempi: di sola poesia si muore
e non sapei che fare altrimenti
se non mostrare i denti.
miopie e varie ed eventuali
si dovrebbe guardare sempre il mare
con gli occhi degli altri: i propri
spesso sono chiusi nella sabbia
brancolano di miopia. verranno
giorni con difetti diversi e ci sarà
solo la pratica ad ingentilirli
non l’arroganza.