…senza titolo…

un amico se ne va
un altro viene
ma questo a vent’anni
quando nulla è veramente importante
a trenta ti illudi
(una certa non ben identificata esperienza)
a quaranta si contano su tre dita d’una mano:
l’amicizia è una lieta novella
che pretende una lucidatura sistematica
ed una bella sana potatura
periodica. l’amicizia
è una conquista della gioventù.
vendicati su di me allora
una volta per tutte
e poi dimentica la mia età
per sempre.

il paese più bello del mondo

la mignotteria d’un paese
che occulta la bellezza
è schiaffo forte, vero, annichilente.
dolore d’appartenergli potente
pure nel baratto:
continua ricerca di moneta
privo del tutto d’una meta.
sprofondati ed affondati
nel profitto ad oltranza
voce unica, aspirazione, pulsione
privi di carattere, sostanza.
lerciume nel costume
riempirsi la bocca di promesse e inesattezze
occultando patrimonio nelle cantine
sotto braghettoni, baldacchini e tendine
estingue la bellezza
non si libra più da terra
resta solamente monnezza.

strafare

non c’è pace per il dolce sentire:
tutte sfumature e cipria rotte
guance cadenti, anni inpertinenti.
tutta pulsione al macero
ma gran voglia di scoppiare
come la polvere da sparo
dall’ipocrisia al riparo.
la tensione libera
come la faglia nell’immediato distrugge
s’espande e flagra, anche la magia del nuovo
risveglio.

capitale umano

hanno guadagnato più di quanto
avrebbero potuto spendere
nelle vite di tutte gli uomini
da ora all’inizio dei tempi eretti
hanno delocalizzato, sperperato
sputtanato conoscenze e risorse umane.
il capitale non ha nulla di umano
di accettabile se preso nei fondamentali:
come ogni religione protegge soltanto se stesso
scarnifica l’uomo, pretende tutta la luce
per sé. ed alla moltitudine piatta e silente
resta amaramente dentro il nulla angoscioso
degli oggetti inanimati.

pazientando all’alba

nell’attesa c´è questa voglia di far niente
nel girarsi i pollici c’è la poesia eppure non lo comprendiamo
mai abbastanza che nell’attesa c’è la benevolenza del mondo
c’è il chiaro segno di un intelligenza non umana, o dis(umana).

equazioni

non c’è mai una notte tutta buia

se penso, metto fiori alla finestra

se canto una ninnananna, se m’incanto:

la mela non cade mai lontano dall’albero.

le pulsioni sono come radici:

nemmeno la pietra o l’asfalto bloccano

la danzante vita zampillante

ed il credo solido dell’esistenza.

proprio questo, per sempre pare, come danzare.

propositi belli

ti chiedo di non esser così tanto vero
perché veder assai sa di vetro;
l’urto così fatale sempre
ma chi raccoglie le schegge?
che assai trasparenti
ti fan veder di traverso anche il giusto
il bene e il bene non protegge. sii più copia
ma non conforme
carbone dell’assuefazione
copia che stimola e rinvigorisce
con la motrice forza
che ci da propulsione
e poI nel basso
protegge di scorza.

avvertenza

il bimbo ascolta rapito la sonata di scrjabin,
salti d’ottava e grappoli diamantati. fa bollicine
con la piccola bocca, sottili, morbide labbra.
questo strumento tutto nuovo, scatologico e perfetto
ha pochi mesi e qualunque cosa sia l’inventore
di farci sordi ed antipatici nell’immediato
non ha fatto errore.

fantomatiche relazioni

è l’automatismo che ci precede. marcia inesorabile

imperscrutabile, come attacco d’acuta gastrite

alla macchina non si sfugge, al meccanismo

che mai s’inceppa hai donato singole particelle

lineamenti del viso, contratto nella smorfia.

in un interminabile atto la natura è racchiusa

rebus redivivo e la verità a tratti difformi dischiusa.

educazione matematica

tentato dalla pianificazione

misi felicità in ogni azione

tutto fu luce e congratulazioni

poi la mai educata

esposizione della materia

all’entropia fu amplificata

dall’improvvisa improvvida

improvvisazione dedicata:

ogni azione ne ha avrà una opposta

come lo schiaffo alla maleducazione

non per entità supposta

ma per divinità preposta.

parafrasi del buio

scoprirsi mancante
come terrorizzato amante
tuffarsi nel gretto, nell’osceno
come un treno. rivelarsi incompleto
come elica di dna modificato nel ritratto
eccentrico quadro astratto.
una realtà cubista: tutte le facce
non sono una sola ed una sola centomila.

singolarità pericolante

non cambia con la luce
la visione che ho delle cose.
l’angolazione resta ed il senso
anche contrario. la luce spopola
dove c’è carità e benevolenza
ma anche il buio raro nella luce
è lauta presenza.

imprudenze

mesto nel confronto

meglio scivolare

che il muro contro muro.

virtù? optimum?

desueto, come il pit bull

mansueto, è enciclopedia

bianca, priva di sinossi

carta igienica:

dall’a alla z

sarebbe una corsa con meta?

o metà d’una cosa non presa?

quindi anche una resa

sarà corda tesa

punto d’approdo

ad un altro nodo.

permanente?

ai morti pensate

loro non debbono all’infinito riprovar

quel che vivendo non appartiene:

dolore, consunzione, buon anime

più non piangono

mentre i corpi, all’imperfetto abbaiano

perpetui: allora il non sentir più nulla

è traguardo immenso

seppur senza senso.

utopia trascendentale

il prototipo rende il futuro una scommessa vinta.
tuttavia la ricerca è evanescente e turbata come una sinusoide
terremotata. lo scopo sarebbe vivere meglio, un’idea di democrazia
civile per tutti. invece è comprata la scienza, come i corpi, i tempi. gli scontenti.