la notte è un’apparenza di normalità
il gufo ha smesso di contare i secondi
le puttane seguono le stelle cadenti
e poco dopo la loro luce s’interrompre
la lunghezza di un orgasmo libero.

C’è una notte

C’è una notte che incontri
sulle scale svenandoti e
sottraendo. Un’emulsione
delle effetti e degli affetti
come un balsamo sugli ispidi
come un guanto sui calli.
E stagioni morte e svenate
incuneano il rutto della nausea
su una stanza ammobiliata
chiusa in un torpore di tende
spesse e illogore come canapa.
E’ allora che il cielo cade
e rimbalza negli occhi stupiti
ma assenti per contratto:
chiamasi esperienza
o statistica del sociale.

una notte di studio

è una notte di studio e lettura
quando ti senti vicino al poeta.
la persona che non si conosce
che risplende di verità d’esteta
o s’annera di fuliggine indiscreta.
e meglio così: nulla di personale
alcuno di reale -forse primordiale.
l’ignoto non ha privato sentimento
giunge il verso come suono nuovo
nel forse perfettibile battimento
nel mondo che screpola e inveisce.

buio, notte alla finestra

le aperte stanze
è tutto un vociare
dei fiori i profumi.
mi metto da parte
e ti metto sull’altare:

tu vai a dormire
io resto ad ascoltare
il verso del gufo
che pare un antifurto

non avrò nulla da dirti
preciso resto all’ascolto
seduto alla finestra
son curioso del mondo
ch`avanza nella stanza.

mi verrebbe da dirti
ma non mi dedicherò a te
perché il polline satura
la nostra occulta natura:
i fiori incauti nella città folle

la notte più buia del nero petrolio

notte insonne
la luna alta testimone silente
luminosa ma fredda
notte col paraocchi
per non vedere il dolore
del mondo, una notte
più buia del buio nero
la notte quieta che amo
consolare con il vinile 33 giri
la musica di William Schuman
s’agita nella fuga sapiente
che compositore, perlopiù sconosciuto
può la bellezza rintuzzare
la brutalità e lo scempio?
certo che no
è una battaglia persa
perciò vale tutta la pena
nell’affrontarla
anche se da perdenti sciocchi
so d’essere uno dei tanti.

nel mezzo della notte

nel mezzo della notte
rinviene il passato mio.
faccia a faccia i mostri
m’affondano, mano
al cuore, muscolo affranto
delicato come un fiore.
e la gioia è fredda
ed il pur vento caldo
è di tutti brividi scintillante.

mezzi sogni di una notte invernale

la notte non ha lo squallore

del visibile e neanche il frastuono

invivibile. le immagini sono bianco e nero

le note romantiche ballate, eppure

l’oscurità è teatro del male.  ci penso

ed ogni volta m’affretto nel tutt’uno

della abat-jour. un clic basta.

giorno di notte

col vaso d’eco il fiore secca

voci scompaiono nuovamente

come stanotte nebbia

si chiama dormiveglia

col sudore, rughe, a terra

bianchi capelli.

e viene cielo,

che non solo agli occhi miei

basta.

vederci chiaro, smaltire la sbornia

tutto infittisce, s’insabbia

nelle fondamenta stratifica

poi alla luce  qualche fiore

più che altro steli,

peli di noia, fieri, neri

strati, inerti -strati di torta

logora. e la materia tace

le parole non servono-

nemmeno la voce, che l’angelo

stanco tace un giorno

un’eterna notte.

saggezza infranta

porta consiglio la notte

anche se non c’è libertà vera

nemmeno nel buio pesto.

scavalco le tue onde notte

che possa risvegliarmi

tra luci che più

ne sappiano.

questa poesia senza titolo

notte. solamente da solo e
la musica di dimitri shostakovich
tra il pensiero ed il cielo stellato
fra il toast ed il prosciutto cotto
(tenero filante spuntino di mezzanotte).
sarebbe tutto più difficile senza le sue note grottesche
la sua schizofrenia eccitante. così studio, memorizzo
ogni nota ed anche il silenzio nero tra
e l’acida ironia del brutale delirio.
la magia ripropone se stessa così come la bellezza
si rende evidente, tangibile
all’incapace, al politicante.
anche all’agnostico infreddolito,
al dittatore, al capitano d’industria
all’operaio stretto nella catena di montaggio.
ed anche ciò che è spuntato e malato
inumano contro natura, è reso vivo
vibrante di luce.

fiore reciso

ebbra di vitalità calda
la giornata, ritorna la notte
alla ragione polare. si fa
soffiata canzone, sussurrata.
merita il buio carsico
il fiore colto reciso.

energia pura

la notte ha il sapore timido e terso del vuoto
spinto. sono le stelle le vagabonde
erranti che da lassù spiano, prive
di qualsivoglia fraintendimento,
a darti il significato che mai saprai:
il cervello sa forse come è fatto dentro? no.
così le stelle sono più lucenti se non conoscono
cosa le rende potente energia di fusione.

Canicola notturna

La cicala si scambia
col giorno, canta
scomparendo
con quel taglio
di luna, chiede
identità nuova
sghemba. Cicalio trema
tratti militari
accelera, decelera
sfratta il silenzio,
diventando fondo
scoppietta,
trama di loquacità
minimale, scrocchia.
Notte come giorno
per la cicala
che non crepa,
strepita decrepita,
scroscia.
Notte come giorno
per l’uomo che umido
s’affanna
perché nella notte
infernale
non può più sognare.

…senza titolo…

Passa ancora la notte
io, gli occhi…
tutte le abbiamo viste
notti che non dormono
immobili come suppellettili
prova di dimenticanza
oscurità infinita.
Come un incubo
sulla terra caduto
fatto ossa, nervi,
carne, sospirate ansietà.