un memento, please

lui ha 35 anni
ed già morto
non un sussulto
tutta paura

un’estetica dei muscoli
una cura nei dettagli
perdendo il senso
il senso della marcia

e senza ragione
quale azione
tutto è scolorito
tutto ammaccato

c’è la pura sopravvivenza
è un ometto a rilento
è un medio stat virtus
ma la virtus è mancata

tutta una vita
a fare ciò che è giusto
non un momento
per sembrare vivo
oltre il tormento.

ma nemmeno tu
meriti questo memento
e non dovevo conoscerti
né ringraziarti

dovevo sapere
che il conforme
è un abito pesante e leggero
una glassa raggelante.

catene sospese

ci sono tutti questi uomini
che non sanno d`esser liberi
ed infine non lo vogliono
cercano assoluzione
carta sasso forbibi
una semplice soluzione
è staccare la spina
non credersi piuù niente
evitare la media: ma
la cultura servirà a redimerli?
anche intellettuali o simili
cuccioli di carta velina
santoni di lunga lingua
cadono nel calderone:
è un sol leone che acceca
una verità dietro l`altra
accresce una vanità sopra l`altra.
e vogliono un suicidio assistito
e vogliono un nuovo ardito:
asociali ma sociali
due piedi una staffa
due pensieri una catena.

spicciolata

alla spicciolata i demoni
offrono sermoni danteschi
ad operai massaie e badanti
con le mani grosse e callose.
irato il respiro plumbeo
e la notte un’accozzaglia
d`esperimenti: sagome incise
sui cervelli eppoi sulle carni.
la notte di periferia è un acido
calato male. disdicevoli i canti
ed i silenzi -una tomba.
venuto al mondo
per una fiaccola nella tenebra
l’uomo è un sacco d’acini
sotto al sole. i campi lontani
l’odore di marcio. scalzo.

ci sono bambini

ci sono bambini
che crescono come grandi
e nei giardini sembrano gnomi
coi nomi sbarazzini. il maturo
non sceglie l’età: essa viene
come una carie
una calvizie
una idea luminosa.
ci sono bambini che hanno un ingegno
superiore e hanno la grazia
di un ricamo fatato.

ci sono bambini latenti
che non giganteggiano mai:
sono nani che rifuggono
strati bassi che incantano.
origami miniati
che fremono di pinzillacchere
e quisquiglie.

come giorni che non tramontano
dei minori
d’una bibbia apocrifa
ma non per questo agiografica.
ci sono bambini che ridono
d’una risata appartata
che sceglie un cenno
una abrasione di gioia.

assopito

la canicola scemata zittisce la cicala.
il cemento ne è però memoria:
è l’onda notturna dell’energia
e tutto torna -prima o poi
in altra ulteriore forma.
e l’abbaiare del cane, lontano
quando gli uomini non ci sono più
e l’avvenire del sole è vicino.
lo sguardo assopito del mattino.

animali più uguali

(ai sostenitori d’ordini, agli esecutori, ai collaborazionisti, a quelli “ma che vuoi che sia” e ai “non voglio problemi”)

son anni di finti democratici
voli pindarici per olio di ricino
ed estremi che si toccano -anni
d’accatto che si spremono nel ricatto
io son io voi non siete un cazzo.
le democrazie sono fantasmatiche
periferie di stracci e cemento lento
ponti che crollano e muri ch’irridono.
ho le pulci ho la scabbia ho la sabbia
nelle unghie: son diverso ma sono quello
che ti vede al mattino ti saluta e prende il bus
il treno la nave. non sono diverso
sono avverso al soldatino che saluta:
mi ricorda tempi bui ed il sonno della ragione
il terrore d’essere animali che grondano di massacro.

sono nato

io sono nato
con la luna storta
c’erano amici quella sera
affacciati alla finestra
vennero spazzati dall’aria calda:
piazza santo stefano risuonava
di ciottoli e un amore grondava
come romeo con giulietta. ah
che storia quella mano di carta
che giungeva lieta ad arrotar parola
ed azione. che luogo di memoria
è
una luna a falce che osserva lieta
la decomposizione e l’assenza
di opposizione? quale mancamento
rende l’uomo
completo? quale uomo
che rinnega se stesso
e i simil suoi potrebbe esserlo?

nodoso

le radici scampano al sole
s’incuneano nel mondo e così
anche la luce fatua della crosta
genera e compone: è così
e puoi dire forse il contrario?
che la terra non è delizioso giardino
o un’inferno ghiacciato
l’aspetto nodoso e tormentato
vedi di là dalla riva onde maestose
e il richiamo del nulla. il silenzio
t’abbraccia come edera
e va a rasserenarsi la tenebra.
è questo che mi sta a cuore:
la pronuncia nuova e il difetto.

verrà il mare
ed avrà i tuoi occhi
recisi dallo spazio torto
e dipinti poi da maree
e rivoli di schiuma di sale.
e in fondo al catrame
in angolo di cemento
resterà un segno
come il bollore di lava
il carsico dialogare.

astratto

cavalcano messe nere
ciclopi senza mani
peristalsi vigliacche
consumatori di tutto il mondo

siete disuniti e macabri
punzonatori di pensieri
distratti fatti con interesse
le ss dei giorni nostri:

cavernicoli fanatismi.
l’uomo neo primitivo
si sfida cieco davanti
allo specchio crepato

diritto astratto.

tacete

non conoscete l’alba
fra le mani -miserabili
acconciatori di morti
tremano notti calde
in arti nude espiate:
prendete terra e cielo
con l’anima e tacete.
prendete sasso carta
e forbice: c’è un nesso
tra colori e forme salde
e voci che sono state.
c’è un capitolo che serve
e uno sfogliato a lato
come piuma che vola
come afflato che sfiata.
ed il cammino una marcia
con le parole vento e anima.

imposto

sono stato mascherato
per sembrare vero
ma in serra sfiorisco
e medito introversione
la mia abiezione
il colpo di status.
deplorevole l’ignavia
che di stanza in stanza
occorre come polvere
e gli oggetti instaurano
la devozione di una eternità.
ingiusto il mondo
crocifisso per far posto
all’arroganza. all’imposto.
e chi sono lo sa il mare
e non è più terremoto.

formiche

maldestri e pornografici
uomini di poca fede
o una sbagliata
fa lo stesso
(adesso hanno la scienza
che scorre nelle vene
intasate di shit food
nicotina e cocaina)
uomini deboli che cercano
scontro e non la brezza
che placa la tempesta
uomo farcito di cibo e veleno
uomo politico e mefitico
uomo scaltro per fottere
i propri simili -uomo.
fummo fratelli per finta
forse un tempo
quando il sole era alto
e le formiche giganteggiavano.

devo devo devo

devo sopportare i moralisti (che sia)
e gli interventisti del mondo
cloaca in forma di rosa
spenta bella figa
con la mascherina sino agli occhi mezzi
che mi parlano di niente
(sono barzotto là sotto)
improvvisamente scoprono
anche le belle donne
che non pagano mai un drink
scoprono che si muore
ma non d’amore
molto più probabile di tumore
stomaco pancreas cervello girello
emaciati tronchetti di sterco
su un letto lontano d’ospedale
la morte è un oggetto
non identificato (non di angeli)
fatto salvo che per la televisione
e nei film splatter e di Steven Seagal
è tutta finzione per massaie
e stupidini con la funzione reset
nel cervello una poltiglia
dopo 50 anni di trasmissioni
il vero è falso. il falso ghigna
il mio è un hook definitivo.
definitivo. hook.

la norma

la periferia spenta di vita
arenata alla salsedine di sole
scolorita di raggi uva
e non pertinente alla vita

parchi di antiche cerimonie
scontri di bande giovanili
incattiviti e non pervenuti
all’anagrafe. la periferia

che si stanca del mondo
tutti i popoli hanno stesso
respiro e avranno cibo e lingua
universale. una noia conforme

tutto il mondo sarà paese
e tutto l’amore non basterà
a serrare le fila. tutto in uno
schiocco di vita si conforma.

diradato

diradato e sparso di mano
l’inchiostro che è voce
strania il mondo dell’artista
che un poco ancora crede
alla rima spirata e pura

come un saluto tra due amici
lontani e le mani non si congiungono
ma rema accanto il color del cielo
un azzurro sincero prima d’ogni fine.
è nostra parola ed il canto.
il mio essere saldo ed affranto.

aboliamo

aboliamo la vita
nel lavoro e nei dogmi
io credo ma credo
all’opposizione continua
perpetuo mantice
la forza spende e spande
l’ossigeno non sempre
cura. né elevati né saggi
né stanchi né selvaggi.
rette nel giorno
che s’incontra
infinito che alba.

note

nelle note stonate
trovi armonia
come in Berg
concerto per un angelo
dov’è? nel cielo azzurro
nella canicola scarichi
il tuo sospetto e rigetto

eri un sincero democratico
ora scavalchi il sentiero
te ne vai nel bosco
e ritorni con armi e bagagli
che non hai mai posseduto
e mai hai sognato
di far del male a tuo fratello

ti stai chiedendo
cosa ti hanno messo in testa
cosa ti hanno fatto?
circuìto di timori
piegato al nonsense del potere
forse domani
potrebbe essere il giorno esatto
per costringerti
ad una consapevolezza
ad una pancia meno amara
ad una pulsione di vita.
ricorda che sei qui
per la luce trafilata

capovolgi la clessidra.

lontano

stai lontano dal cuore
e dall`amore: usano ceppi
che non saprai strappare.
stai lontano dal fango e dalla lirica
stai lontano dalla farsa
del potere stai lontano.
hai conservato le parole
per stringerti al focolare
con un sentimento di santità
hai conosciuto le porte
il dischiudersi e l`impenetrabile:
quale da più gusto o più sale
non hai compreso. il tempo
è  un agguato vilipeso
e tu forse gli tingi i capelli
come un coglione qualsiasi
che dimentica ago e filo.

non tacere

lentamente il sole
ottiene libertà
ma gl’uomini no
trafitti da uno sterco
che infanga ed è
subito prigione
il grigiore che stempia
e la notte che fa paura.
piove sulla bagna
periferia di fame
e la secca campagna
oddio, il sole m’assale
sarò capace in mia pace
d’un atto di forza
una luce che commuove?
libertà che non taci
e tu uomo medio
sordo che non fiati.

masticare

cresciuto con un’idea
di bene
ora mastichi amaro
& non credi ai tuoi occhi
di miope

sei in calore
ma niente copula:
stai al balcone
ti metti le mani
là in mezzo

& non c’è vita. ops.
sarà il respiro dei tempi
malati & mantecati
sarà il caldo -non si respira.