il silenzio delle strade
bollenti fine luglio 2023
non c’è anima né riva.
fluttuo in nome di me
tra marciapiedi stretti
d’erbacce e pattume.
la periferia è una somma
di cose già viste ed altre
che non si pronunciano.
tu sei a lavoro. aspetto.
il magma delle cicale.
l’odore del calore.
tutti assieme. in attesa.
una resa? no. non pare.
tu sei nella spesa. ed in altre
mille cose che non so dire.
le parole non fanno prole.
Tag: silenzio
silenzio dissento
c’è un silenzio attorno
sui muri caldi di pietra
nelle auto bruciate di sole.
non c’è parola né fiato
né teoria. deserta la via
disanimata l’estetica
infuocata degli autobus.
cala lentamente la sera
con l’orchestra delle cicale
un altro giorno si riavvia
come niente accade
per caso. per legge.
silenzio
la periferia è spoglia
come una caduta d’intonaco
da una parete di condominio
la periferia è morta scagliata
su africani e vecchi e asiatici
come una bottiglia d’acido
per assetati -odio e amore.
alle dieci alla signora Lucia
le sono entrati in casa
con giacche e cravatte
e un bell’aspetto da venditori.
le han fottuto la pensione
totale 500 euro per il gas
luce un piatto di pasta.
vivono così nel silenzio
le brave persone.
ora che il silenzio
ora che il silenzio prende la città
rombante la sera, ora che il cielo
è buio lesto, misterioso eroso.
augurarsi una dolcezza simile
le foglie ricadute testimoniano:
astuto tempo: mai si palesa
con eccessiva lena.
silenzio e sboccio
la notte è fatta per commemorazione
apoteosi di pensieri, sboccio dei desideri
come rondini e nidi di fiori.
è fatta di ricordi non troppo concordi
palliativi di zucchero e spente carezze.
è un costrutto che è brutto se visto da miope
s’allarga come il letto del fiume
che non saprà dove va a miscelarsi col sale
e le onde che giungono al riflusso delle ore piccole:
le palpebre che sognano e fessurano
i pensieri che svaniscono
diventano nebbia di sogno
eppoi nero seppia. silenzio di cosmo.
silenzio di settembre
sicuro di non essere
sicuro, ho il giusto viso
per smarrirmi nel tempo
e non rischiare d’incontrarti
marmorea sicurezza, dittatore
stanco, millesimato: ho il sudore
dei poveri sulla fronte, annuisco:
non per ignoranza, perché assecondo
vorrei sopravvivere e vincere
nell’allungo. sono solo e silenzioso:
bazzico la periferia sporca e brutta.
nessuno ama la bruttezza ed il cemento nudo
chi potrebbe? se non un operaio
o un barbone che non sanno
che c’è più in alto, oltre lo sguardo
del fruttivendolo indiano
oltre la malinconia, le ringhiere, i parcheggi
vuoti, i pasti furtivi dei gatti nei cortili.
quanta esistenza negli spazi immobili
tutta la quiete in un pomeriggio di settembre
tutta la mia atea attenzione nello squarcio di caldo cielo.
il silenzio della domenica
della domenica il silenzio
non amo. perché la zappa
non so più impugnare,
le piante curare ed amare.
nemmeno do un senso più
alle beccacce, ai cardellini,
abbandonati govoni
ed al mio respiro, pure silenzioso:
da dentro viene
il sottofondo inquieto
al quale non m’arrendo.
perché dimenticato
è un passato di fatica
di callose mani, sacrificio.
non torna più lacrima
goccia di sudore
pelle bruciata dal sole
da un passato non amato
un futuro celato.
poesia del silenzio
degli altri i silenzi
io non avverto, anzi.
amo le pause
dal rumore costante.
perché continuo
è il vuoto contenuto
e la barbarie. non cresce
solo il buon cuore
né mutuo dialogo.
la novità si narra
pur non emettendo suono.
tanto silenzio in sol colpo
disintegrarsi con gusto
come per tutt’uno
che s’ignora
ma fondo all’anima
ardente s’apprezza.
l’anarchia dei rapporti sparigliando
dei giorni uguali l’indifferenza.
che si cresce
cosi’ lentamente
in differita.
che porzione
non è mai ciò che s’aspetta.
che è certo più emozionante
via smarrita, diretta.
silenzio devoluto
imponderabile non voluto silenzio fuori dentro case
ma devoluto, perché niente si è detto
tutta col cuore, senza pensarne
susseguirsi
memorizzo la forma, i colori dei fiori
è inverno, non c’è spazio per la frenesia della vitalità-
nella stagione fredda i fiori sono la mia vigorosa stufa a carbone.
confermo e riconfermo i petali, uno ad uno, come scrigni
annuisco divertito al polline fresco, dolce
che mi scava idee nella testa fredda, umida.
senza fiori come farei a passare vivo l’inverno?
memorizzo quest’esplosione di vita consegnata alle api zampillanti
con idee fredde, febbricitanti, non c’è via d’uscita:
segue sempre alla deflagrazione un silenzio assordante.
riaccende la luce
accende la luce
un cuore di silenzio
scolpito nel tempo
incanta il luccichio
di fotoni sfarfallio
lucenti su boccioli
mezzi dormienti
e l’odore dell’esserci
nei tessuti, cortecce
e osmosi silenti.
si chiama vita
si rincorre, mai ferma:
al centro c’è la voce
ma non c’è parola
la coscienza della terra.
ménage a deux
troppo silenzio tra il sapone per i piatti
la spesa, i tuoi capelli ricci castani.
è faticoso pensare per due
ascoltando. ed io metto puntini sulle i
che tu neppure vedi. i piatti
laviamoli assieme, allora.
orso
non chiosa la vita
dopo il lutto
ricama nuova,
riceve esclama
a sussurri di grida
incede reclama.
in barca me ne vò
sul rivo dolce-
acqua salmastra
che il silenzio mi chiama,
m’adorna di spazi
ricamando
assenza di suono,
un orso – beato sono.
più facile
pareva all’andata
senza la deriva stretta
ma ora ho una calma strana,
scendo nella profondità lieve
metto la palandrana.