persistenza

bella gatta da pelare

la persistenza: più consonante

l’assenza, usuale e tutelata

dal dolore accettato e accettabile

come spremuta di bile, inutile.

perché buono e bello

non è mai abitudine.

dolore e mancanza

è consuetudine:

tutto accettato

come un dettato.

mandrie

“Prevedo la spoliticizzazione completa dell’Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei
genitori nelle scuole, la politica dal basso… Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come.”

PIER PAOLO PASOLINI

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non si nota più il dolore, è non finito, vuota planimetria

posso vederlo e ammirarlo persino (perché di una flagellante

e oscura completezza), ma non sentirlo

nella stagione arcaica della rete informatica

si resta immobili come foglie al sole digitale

è che quello che accade non appartiene più, è televisione

spettacolo usurato d’imperialismi nuovi.

non credibile ed umano

che i dogmi brucino la carne con liturgie premeditate

meditate e smontate. l’uomo sarà anche nato per soffrirne

resta il più crudele carnefice di se stesso

perché consumatore e consumato

colmo vuoto

specie dominante e schiavo

ossessivo compulsivo carico di macello.

spigoli rotondi

mi mandi nei matti

quando sbatti col muso

sui fatti: contrasto ai contratti?

superficialità sui generis?

o peripezie del fantasy?

non conta il cervello: l’istinto

è quello generoso, forte, bello

un po’ schizzinoso. inerte, sanguinoso.

dopo la follia il perdono

rapido, infilato come dono:

perché son galantuomo, buono

non mi fermo davanti al primo accenno

son il primo nel mio inverno.

potrai allora scaldar il mio cor

nuovamente impertinente

con nuovi fatti e musi sfatti.

pane e fiori

la forza della borghesia è nel non aver più nemico
la forza della ragione comprenderne
il limite. quando la follia
sarà palesata, la bilancia smembrata, non serviranno parole
sofismi, eroismi: pochi saranno utili
pochi rimasti, se stessi. gratis e
moriranno liberi, fatalmente, con un fiore tra i capelli, come mai nati, fortunati.

brutti versi

carne della nostra carne

Pierpaolo

tutta la dura scorza del potere e dell’intolleranza

il marcio dell’ipocrisia

il pozzo nero della politica

non possono che continuare a celebrare le tue carni macellate

improvviso il duemila e quindici passa sull’Italia

e solo il corpo è stato sconfitto e stuprato

non le idee che fioriscono e rifioriscono, luminose infiammano e scardinano

e sono quel sole dell’avvenir tanto decantato e desiderato

l’unico spazio di vera libertà e fantasia al potere

con la celluloide gravida, gli articoli sconvolgenti, i versi potenti

e grazie al tuo cervello, alle tue mani

sembriamo un po’ meno soli quando al supermercato

fingiamo la scelta e d’essere felici.