acuto sudore

continuamente chiedi

e sottendi e non ho che la forza

delle piccole cose

del travaglio, del laboratorio

giornaliero col suo carico umano.

è questa la povertà? non credo

se per povertà si crede

pochezza di cose, quella vera

è di tutti giorni

dove il tuo sguardo non cala

se non per acuto pudore.

lietissima novella nera

sacrifichiamo così tanto al lavoro

quasi il lavoro è tutta la vita

tronfio annuncio perciò

un lungo abbondante sciopero:

mi ritirerei monaco in una grotta

ma con luce, acqua, gas

perchè -ahimè- quanto scotta

si sa specie alla sera

la povertà nera.

rendersi liberi

il lavoro dovrebbe renderti

libero

la repubblica democratica

è fondata sul lavoro

eppure non ho mai visto tanta divaricante

povertà

come in questa era di consumo

tanta volgarità

scempio della bellezza

eppure non ho mai visto

tanti mendicanti

e

tanta ipocrisia fottuta

vedo pure che continuiamo imperterriti

a farci la guerra

come se ci fosse tanto tempo

zucchero dolce filato per tutti

vedo che il voto non serve e che

soprattutto che non cambia

(mezzo secolo di preti fascisti

ed un ulteriore ventennio

non ci hanno insegnato nulla)

vedo la politica come realmente è

vedo croniche emorragie d’acqua potabile

le suore chiudersi in casa a toccarsi

beneamati principi arrendersi sotto gli ombrelloni stracotti

e alla fine mi vedo cotto a puntino

stamattina (con vivaldi gioioso alla radio

darmi una mano) sulla sedia, con le cicale

io so infine (come pasolini)

d’essere formica:

salverò tutto ciò che mi permetterà d’essere sufficientemente

uomo

felice.