passato e presente

ci sono apocalissi delicate
che non rendono meno bello
il tendere la mano. distillo
in solitario un endecasillabo
che comunque non amo:
mi pare di tornare passato
a memoria come a scuola.
prendo il tetra pak del latte
ne faccio rima e sostanza
pietanza di chi pensa e sogna
a tratti per curarsi. il giorno
si chiude ad ore e c’è il sole.
niente di meno niente di più.

passato e presente

nascono e muoiono
rumori di traffico
urla sopite di macelli.
scanzonato il senso
della giornata fredda
si perde nell’indeciso:
uomini giovani
guardano la pioggia
fine cadere sul cemento
asfalto e sentimento.
vecchi stanno chiusi
dietro ai vetri
vedono solo passato.
il passato sfila di lato
aspro e distratto.

annullando il passato

abbandonata mollica di pane

come pietruzze Pollicino

a resistenti bave di passato

vorrei rinunciare,

condanno retrovie

d’un animo buono

lanciato al nuovo,

all’improvvisata reazione

di mani inesperte,

alla costruzione di sé

nel contesto che mi circonda

e m’anima come foresta fa

per preda e predatore.

numeri come gioielli

i numeri non salgono in alto per vederci
di più e meglio di ciò che saremmo
i numeri sparigliano, concludono
sono memoria di un passato futuro
che non ci ritrova, senza memoria.

il futuro è già un passato

mi chiamerai presto
al mattino, col sorriso forte
del vivo. avrai le mani occupate
d’amore, altro tra le gambe
sospiri e odori di seme.
pallore stupefatto
di bel creato e saliscendi
d’umori, carezze, languori.
il confronto parlerà
nuovo di cose già dette, del farò.
si perpetuerà senza troppa poesia
molto sudore, odore, calore
stridore d’occhi cangianti.
e quando pronuncerai il mio nome
sarà cammino scalzo e tronfio
nell’eternità concessa.